Chiedere un Prestito a Parenti e Amici? Consigli da Seguire

Se si ha la fortuna di potersi rivolgere a parenti e amici per chiedere qualche soldo in prestito, nessuno vieta che la soluzione “fai da te” sia peggiore di quella bancaria. Però, bisogna stare molto attenti quando si parla di soldi, in famiglia o con amici, perché se non si agisce con trasparenza e correttezza si rischia di incrinare splendidi rapporti, anche duraturi nel tempo.
Soprattutto, rivolgersi a persone di fiducia è fondamentale quando non esistono i presupposti per una richiesta formale tramite un istituto di credito, circostanza che si verifica qualora non si ottemperino le condizioni (spesso molto restrittive) che la banca pretende prima dell’erogazione. È il caso di chi abbia subito protesti, azioni fallimentari, o procedure esecutive tali da porre in una situazione di difficoltà rispetto all’istituzione bancaria.
In più, tra i vantaggi, vi sono di sicuro le condizioni molto più favorevoli alle quali si potrà far riferimento per la restituzione della cifra ottenuta. Tra gli svantaggi, invece, vi è quello di non poter conteggiare la rata all’interno della dichiarazione dei redditi per ottenere sgravi fiscali, né si potrà accedere alle agevolazioni previste per “giovani coppie” o “prima casa”. Il vantaggio più significativo, però, fa sì che si possa ottenere un finanziamento a “tasso zero”, quindi senza il carico degli interessi da restituire a chi ci consegna la cifra richiesta, proprio in virtù dello speciale vincolo che lega debitore e creditore.
Ad ogni modo, sarebbe preferibile lasciare una traccia scritta dell’operazione effettuata, fosse anche una scrittura privata tra le parti. Perché, come dice il proverbio, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Se poi si vogliono dormire sonni tranquilli, allora è il caso di stipulare un atto formale davanti ad un notaio.
Come comportarsi per ottenere delle garanzie finanziarie, nel caso in cui siamo noi a prestare dei soldi? Se abbiamo il dubbio che il nostro creditore possa trovarsi in cattiva fede nella condizione di non restituirci quanto pattuito, pretendiamo una fideiussione, ovvero una terza parte che garantisca in caso di debito, oppure un’ipoteca su di un bene, alla stregua di quanto farebbe una banca.
I mutui tra privati devono essere registrati? Si, almeno la legge lo prevede, e stabilisce anche il dovuto per tale atto. Si va dall’imposta di bollo calcolata in base ai fogli del contratto (non è uno scherzo, ogni quattro scatta un’aliquota) all’imposta di registro del 3% sul capitale per finire a quelle sull’ipoteca del 2%, sempre calcolata in base all’importo relativo alla garanzia richiesta. Tuttavia, se si decidesse di non procedere con la registrazione, si corre il rischio d’incappare in una multa, qualora, anche in un momento successivo, si dovesse rilevare la presenza di un contratto, stipulato tra le parti. È il caso che si verifica se una delle due parti dovesse malauguratamente impugnare tale pezzo di carta nel corso di una causa in tribunale.
Come dicevamo precedentemente, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio!